Se fossi qui per intervistarlo, incontrerei delle difficoltà
perché questo personaggio non promette bene. Non è loquace, in effetti non
parla mai, di lui si sa solo che vive e lavora presso il moderno ed eclettico
hotel Elefant di Riga dal 2012, anche se alcuni sostengono sia qui dal 2009.
Non ci è data la certezza perché le fonti sono vaghe e contraddittorie.
Il suo nome è Wellton e il suo compito all'interno
dell’hotel è quello del porter, o forse sarebbe più appropriato riassumere le
mansioni che svolge qui utilizzando il termine “accoglienza”. Essenzialmente,
Wellton passa le sue giornate (e anche le sue notti) qui, nella hall
dell’hotel, in silenzio stoico e in posa statuaria e quasi militaresca, dando
il benvenuto ai clienti dell’hotel.
Una figura arcaica, quasi preistorica, di quelle che non
esistono più in questi hotel moderni tutto
fai-da-te/rifatti-il-letto-da-solo/reception-sempre-aperta-perché-tanto-non-c’è-mai-nessuno.
Se si considerano le evidenti e inevitabili mancanze della
sua personalità, c’è da dire che Wellton è davvero un tipo interessante. Quando
lo incontro, Wellton è in piedi, come sempre, nella hall dell’hotel e sta
svolgendo diligentemente il suo compito.
Provo a fargli alcune domande. Check-out, check-in, cosa c’è
da vedere in città, a che ora chiude il bar e cosa ne pensa del rapporto
inverso tra la crescita del P.I.L. dello Zimbabwe in relazione alla tendenza
all'inflazione nel Gabon in proporzione alla crescita del mercato delle banane
in Congo da un punto di vista prettamente geo-socio-politico. Le classiche
domande che si fanno agli impiegati degli hotel.
Invano, perché Wellton non risponde, non emette fiato, non
si fa distrarre e non perde la sua professionalità. Certamente dedito al lavoro,
il tipo.
Alcune caratteristiche fisiche di Wellton le noti per forza
quando ti avvicini per presentarti (inutilmente, lui non si muoverà di un
millimetro), per esempio è alto, molto alto, supera di molto i due metri e la
sua struttura fisica è imponente. Una personalità così mansueta per un
ragazzone così grosso. Non voglio insistere nel cercare di scambiarci due
chiacchiere perché so quanto il suo lavoro sia fondamentale e lui lo svolge con
autorevolezza Samaritana; assorbe ogni abuso, concettuale più che fisico perché
è impossibile fargli male, dei bambini che lo circondano mentre i genitori si
occupano del check-in.
Lo ammiro, ma allo stesso tempo non riesco a fare a meno di
disprezzarlo inconsciamente. Credo che mi dia fastidio la sua impenetrabile
flemma, questa sua spettrale mancanza di umanità, la sua passività assoluta e
imperturbabile. Fate battute tremende e cattive quanto volete sul suo enorme
naso e lui rimarrà freddo, la sua espressione fissa e persa nel vuoto, non
rivela nulla. Mai.
Non riesco a fare a meno di fissarlo mentre, al piano
superiore dove si trovano le camere dell’hotel, mi affaccio dal balcone e lo
guardo dall'alto. E lui se ne sta lì, in piedi sulle sue quattro zampe e con i
suoi occhi vuoti, tristi. Mi chiedo se sia costruito in gesso o marmo o
granito.
Da lui non lo sapremo mai perché, prima di tutto, Wellton è omertoso.
Se sa, non parla.
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categoria: viaggio
luogo: Riga, Lettonia
luogo: Riga, Lettonia
testo & foto: Ale S.
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