mercoledì 5 agosto 2015

Se Sa, Non Parla - Breve presentazione di Wellton e del suo lavoro all'Elefant Hotel di Riga.



Se fossi qui per intervistarlo, incontrerei delle difficoltà perché questo personaggio non promette bene. Non è loquace, in effetti non parla mai, di lui si sa solo che vive e lavora presso il moderno ed eclettico hotel Elefant di Riga dal 2012, anche se alcuni sostengono sia qui dal 2009. Non ci è data la certezza perché le fonti sono vaghe e contraddittorie.
Il suo nome è Wellton e il suo compito all'interno dell’hotel è quello del porter, o forse sarebbe più appropriato riassumere le mansioni che svolge qui utilizzando il termine “accoglienza”. Essenzialmente, Wellton passa le sue giornate (e anche le sue notti) qui, nella hall dell’hotel, in silenzio stoico e in posa statuaria e quasi militaresca, dando il benvenuto ai clienti dell’hotel.

Una figura arcaica, quasi preistorica, di quelle che non esistono più in questi hotel moderni tutto fai-da-te/rifatti-il-letto-da-solo/reception-sempre-aperta-perché-tanto-non-c’è-mai-nessuno.

Se si considerano le evidenti e inevitabili mancanze della sua personalità, c’è da dire che Wellton è davvero un tipo interessante. Quando lo incontro, Wellton è in piedi, come sempre, nella hall dell’hotel e sta svolgendo diligentemente il suo compito.
Provo a fargli alcune domande. Check-out, check-in, cosa c’è da vedere in città, a che ora chiude il bar e cosa ne pensa del rapporto inverso tra la crescita del P.I.L. dello Zimbabwe in relazione alla tendenza all'inflazione nel Gabon in proporzione alla crescita del mercato delle banane in Congo da un punto di vista prettamente geo-socio-politico. Le classiche domande che si fanno agli impiegati degli hotel.
Invano, perché Wellton non risponde, non emette fiato, non si fa distrarre e non perde la sua professionalità. Certamente dedito al lavoro, il tipo.

Alcune caratteristiche fisiche di Wellton le noti per forza quando ti avvicini per presentarti (inutilmente, lui non si muoverà di un millimetro), per esempio è alto, molto alto, supera di molto i due metri e la sua struttura fisica è imponente. Una personalità così mansueta per un ragazzone così grosso. Non voglio insistere nel cercare di scambiarci due chiacchiere perché so quanto il suo lavoro sia fondamentale e lui lo svolge con autorevolezza Samaritana; assorbe ogni abuso, concettuale più che fisico perché è impossibile fargli male, dei bambini che lo circondano mentre i genitori si occupano del check-in.

Lo ammiro, ma allo stesso tempo non riesco a fare a meno di disprezzarlo inconsciamente. Credo che mi dia fastidio la sua impenetrabile flemma, questa sua spettrale mancanza di umanità, la sua passività assoluta e imperturbabile. Fate battute tremende e cattive quanto volete sul suo enorme naso e lui rimarrà freddo, la sua espressione fissa e persa nel vuoto, non rivela nulla. Mai.

Non riesco a fare a meno di fissarlo mentre, al piano superiore dove si trovano le camere dell’hotel, mi affaccio dal balcone e lo guardo dall'alto. E lui se ne sta lì, in piedi sulle sue quattro zampe e con i suoi occhi vuoti, tristi. Mi chiedo se sia costruito in gesso o marmo o granito.

Da lui non lo sapremo mai perché, prima di tutto, Wellton è omertoso.


Se sa, non parla.







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categoria: viaggio
luogo: Riga, Lettonia
testo & foto: Ale S.
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